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L'anoressia vista dalla prospettiva psicanalitica e filosofica


Vediamo insieme come il disturbo alimentare può essere analizzato sia dalla prospettiva psicoanalitica che da quella filosofica.

Prospettiva Psicoanalitica

La psicoanalisi vede i disturbi alimentari come manifestazioni di conflitti inconsci legati all’identità, alle relazioni e al desiderio. Alcuni punti chiave:

  • Freud: L’anoressia e la bulimia possono essere interpretate come espressioni del conflitto tra il principio di piacere e il principio di realtà. Possono anche rappresentare una difesa contro l’angoscia, specialmente quella legata alla sessualità e alla dipendenza.

  • Melanie Klein: Collega i disturbi alimentari alle prime relazioni oggettuali, in particolare alla relazione con il seno materno. Il cibo può essere simbolicamente visto come un oggetto buono o cattivo.

  • Lacan: Il desiderio anoressico può essere letto come un tentativo di controllare il bisogno e la mancanza, rifiutando il cibo come modo per affermare un’identità autonoma. L’anoressia potrebbe anche esprimere il tentativo di sottrarsi all’Altro e al suo desiderio.

  • Winnicott: La difficoltà a nutrirsi può essere collegata alla mancata esperienza di una madre “sufficientemente buona”, che non ha saputo rispondere in modo adeguato ai bisogni del bambino.

Prospettiva Filosofica

La filosofia ha affrontato i disturbi alimentari attraverso le categorie del corpo, del desiderio e della libertà.

  • Schopenhauer e Nietzsche: Il corpo è un campo di battaglia tra volontà e negazione della volontà. L’anoressia potrebbe essere vista come una forma di ascesi radicale, un tentativo di trascendere la materialità del corpo.

  • Foucault: Analizza i disturbi alimentari come pratiche legate al potere e alla disciplina del corpo. L’anoressia, ad esempio, può essere letta come una forma estrema di biopolitica, in cui il soggetto interiorizza norme sociali fino a imporre su di sé una rigida autodisciplina.

  • Simone de Beauvoir e il femminismo: Il corpo femminile è spesso oggettivato e controllato socialmente. I disturbi alimentari possono essere interpretati come una forma di resistenza o, al contrario, come un adattamento a ideali irraggiungibili imposti dalla cultura patriarcale.

  • Jean-Paul Sartre: L’anoressia potrebbe essere vista come un’espressione di libertà negativa, un rifiuto radicale dell’esistenza corporea e della sua contingenza.

Entrambe le prospettive offrono spunti importanti: la psicoanalisi si concentra sulle dinamiche inconsce e infantili, mentre la filosofia analizza il problema in termini esistenziali e culturali. Vediamo ora di particolare queste due visioni con due autori molto interessanti ovvero si con Freud e Jean Paul Sartre.


Il rapporto tra anoressia, libertà e desiderio è centrale sia nella visione di Jean-Paul Sartre che in quella di Sigmund Freud, vediamo come le loro prospettive si possono elaborare nella visione psicoanalitica e filosofica.


1. Sartre e l'Anoressia: Il Corpo come Contingenza e Rifiuto dell'Essere

Sartre, nella sua filosofia esistenzialista, interpreta il corpo come un dato di fatto, un elemento della nostra esistenza che non scegliamo. L’anoressia può essere letta in questo quadro come un tentativo di affermare la propria libertà attraverso il rifiuto del corpo e dei suoi bisogni.

  • L'anoressia come rifiuto della "facticità": Sartre distingue tra essere-per-sé (coscienza, libertà) ed essere-in-sé (il corpo, la materia). Il corpo è una realtà data, non scelta, e per questo può essere vissuto come una gabbia. L’anoressica rifiuta il corpo per tentare di trascendere la sua condizione fisica e affermare la sua assoluta libertà.

  • L’anoressia come negazione della dipendenza: L’alimentazione è legata alla dipendenza e alla necessità biologica. Rifiutare il cibo significa rifiutare di essere condizionati da qualcosa di esterno, affermando un dominio totale sulla propria esistenza.

  • L'anoressia come "nausea" dell'esistenza: Nel suo romanzo La nausea, Sartre descrive il disgusto per la materialità dell’essere. L’anoressia può essere vista come una forma estrema di questo disgusto, in cui il corpo diventa il simbolo della contingenza che si cerca di annullare.

In sintesi, nella visione sartriana, l’anoressia può essere un atto di ribellione contro la condizione umana, un tentativo radicale di esercitare la propria libertà rifiutando la dimensione corporea.

2. Freud e l'Anoressia: Il Conflitto tra Desiderio e Rimozione

Freud, invece, interpreta l’anoressia come il risultato di un conflitto inconscio, legato alla sessualità e alla relazione con il desiderio.

  • L'anoressia come difesa contro la sessualità: Freud nota che molte pazienti anoressiche sono adolescenti o giovani donne. L’anoressia può essere un modo per negare la maturità sessuale e il desiderio, bloccando lo sviluppo del corpo femminile e mantenendo uno stato di controllo infantile.

  • Il cibo come sostituto dell’amore: Nel rapporto con il cibo si riflette spesso il rapporto con la madre. L’anoressica può rifiutare il cibo per rifiutare simbolicamente la madre o per esprimere una richiesta di attenzione non soddisfatta.

  • Il piacere orale e la rimozione: Secondo Freud, l’alimentazione è legata alla fase orale dello sviluppo psicosessuale. Rifiutare il cibo può significare reprimere un desiderio inconscio o una pulsione che viene vissuta come minacciosa.

In sintesi, per Freud l’anoressia è il sintomo di un conflitto inconscio tra desiderio e rimozione, in cui il cibo assume un valore simbolico legato all’amore, al controllo e alla sessualità.

3. Confronto tra Sartre e Freud sull'Anoressia

In sintesi:

  • Sartre vede l’anoressia come una scelta consapevole, una ribellione contro il corpo e la sua materialità.

  • Freud la interpreta come un sintomo di un conflitto profondo, spesso legato alla sessualità e alle relazioni precoci.

Vediamo nello specifico le due diverse modalità a confronto.



Mentre per Sartre l’anoressia è un tentativo radicale di affermare la propria libertà, per Freud è un sintomo psichico che nasconde un desiderio rimosso. Le due visioni mostrano due lati importanti del disturbo: per l’uno, è un atto di autodeterminazione ovvero di coscienza; per l’altro, una manifestazione di un’inconscia sofferenza.

Vedere il disturbo anoressico dalla prospettiva della coscienza e dell'inconscio dà la possibilità di articolare il fenomeno del disturbo alimentare sui due piani fondamentali della sua costituzione. Il rifiuto diviene così la modalità con cui sia dal punto della coscienza sia dal punto dell'inconscio viene a mostrarsi qualcosa di fondamentale nella dialettica anoressica e usufruire della possibilita di unire la visione di S. Freud e di J. P. Sartre ci consente di muoverci meglio nella comprensione di un disturbo che le recenti statistiche del 2024 mostrano in crescita esponenziale, mostrando che sono passate da essere il 3,4% al 7,8% in Italia (secondo Animenta.org). Inoltre il Ministero della salute riporta che nel 2023 i decessi per malattie legate ai disturbi dell'alimentazione sono stati 3780 diventando la prima causa di morte tra le malattie mentali.

 
 
 

1 Comment

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Guest
Feb 25
Rated 5 out of 5 stars.

Una sintesi profonda delle posizioni dei migliori pensatori sul problema anoressia espressa con la tua proverbiale chiarezza

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