La poesia di Michelangelo sull'amore e alcune considerazioni Psicologiche sull'artista
- Maurizio Silvestri
- 30 mag 2021
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 5 giu 2021

Nello scrivere queste pagine mi sono posto una semplice domanda: potrebbe esserci una relazione tra il modo di amare di Michelangelo e la sua modalita' di intendere la creativita' nella sua arte?
il materiale e' tratto da: https://www.google.it/books/edition/Rime_di_Michelagnolo_Buonarroti_Raccolte/ONIkTiN9ITUC?hl=it&gbpv=1&printsec=frontcover

come puo' esser che io non sia piu mio?
Chi mi ha tolto a me stesso,
che a me fosse piu presso,
o in me potesse piu che non fossi io?
come mi passa il cuore chi non par che mi tocchi?
che cosa e' questo amore,
che il desiderio innesca,
che nell'anima entra attraverso gli occhi
e pare che la sia cosi smisurato cresca,
che in mille modi poi di fuor trabocchi?
Eccovi una poesia di Michelangelo che descrive la sua condizione di innamoramento.
Non è facile da leggere perché è scritta Con il lessico italiano del 1500... ho provato a tradurla proprio perché descrive il lato passionale di Michelangelo.
La prima frase è meravigliosa, descrive la sensazione di spossessamento che l'innamorato percepisce di fronte all'amato.. innamorato perde se stesso diventando niente e trova in colui che ama il tutto... com'è riuscito Michelangelo ad esprimere questa condizione psicologica così difficile da dire a parole... potremmo dire che in una sola frase è riuscito a dipingere questa dinamica psicologica con grande maestria, ed incredibile umiltà.
Bellissima inoltre la frase:
che cos'è questo amore che il desiderio innesca e nell'anima entra attraverso gli occhi e pare che là sia così smisurato e cresca...
Che cosa vi comunica questa descrizione?

dimmi di grazia amore se gli occhi miei
vedono verso la bellezza che io guardo,
o se io la ho dentro il cuore,
perche' io di chiunque vedo intorno
piu' bello vedo il volto di costei,
tu devi sapere, poiche tu vieni con lei
a farmi tornare in pace ogni volta che io mi adiro,
benche' anche un solo suo breve sospiro
per me sarebbe un ardente fuoco che chiederei,
la bellezza che tu vedi e' ben quella,
ma cresce poi che a miglior luogo sale
se attraverso gli occhi mortali all'anima corre.
Qui si fa divina, onesta e bella
come se a se simile vuol cosa immortale:
Questa, e non quella agli occhi tuoi precorre
potreste dire ma cosa c'entra la poesia di Michelangelo con il suo essere un pittore e uno scultore? cosa possiamo capire di Michelangelo a partire dalla descrizione del suo modo di innamorarsi? ebbene io penso che questo parallelo tra la sua idea di innamoramento e la sua arte sia diretta ed intensa... leggete di seguito e datemi un vostro parere...
Egli affermava che la scultura si fa” per via di levare “ e non ”per via di porre”, come accade, invece, per la pittura, per la modellazione dell’argilla e per le statue bronzee. Lo scultore elimina la materia che nasconde la forma, essendo quest’ultima già idealmente presente nel marmo: egli ha il compito di rivelarla, attraverso un lavoro manuale che è, al tempo stesso, un processo dell’intelletto e dello spirito. L’idea è preesistente all’atto creativo; all’artista spetta il compito di renderla visibile. Per questo motivo, la sua opera trova alta espressione nel “non finito”: Michelangelo scolpisce il blocco girandogli intorno, insistendo su alcune parti fino ad esternarne la forma finita e lasciandone altre scabre, se non del tutto inglobate nel marmo. Non è possibile conoscere del tutto la forma che si sforza di liberarsi dal marmo; il “non finito”, infatti, contiene in sé infinite possibilità di sviluppo della forma. Questo approccio, tuttavia, diverrà un esplicito atto di volontà negli anni della maturità. È allora che l’opera incompiuta esprime l’insanabile contrasto connaturato all’esistenza, cioè la lotta tra l’idea (perfetta, elevata oltre le contingenze e dunque irraggiungibile) e la realtà terrena (impura, imperfetta), l’eterna tensione dello spirito a liberarsi dalla materia.
Ecco un concetto fodamentale in Michelangelo *L’idea è preesistente all’atto creativo; all’artista spetta il compito di renderla visibile* ecco nella poesia Michelangelo descrive l'amore ma spetta a lui poterlo rendere visibile... e come riesce a rendere visibile questa sua fenomenologia amorosa? la esprime con una lotta... tra l’idea (perfetta, elevata oltre le contingenze e dunque irraggiungibile) e la realtà terrena (impura, imperfetta), l’eterna tensione dello spirito a liberarsi dalla materia. ecco allora come poter leggere le ultime righe della descrizione di quella tensione che Michelangelo sente ed esprime in modo meraviglioso con questi versi:
la bellezza che tu vedi e' ben quella,
ma cresce poi che a miglior luogo sale
se attraverso gli occhi mortali all'anima corre.
Qui si fa divina, onesta e bella
come se a se simile vuol cosa immortale:
Questa, e non quella agli occhi tuoi precorre
la bellezza terrena sale dagli occhi mortali all'anima sino a raggiungere (nell'ideale) la perfezione immortale... e' questa dimensione immortale che viene prima di quello che i tuoi occhi riescono a vedere... e dunque nell'amore si tocca qualcosa per Michelangelo che ha a che vedere con la tensione verso qualcosa di altissimo e di immortale...
le manifestazioni patologiche di Michelangelo
segnalo un sito dove sono state prese in considerazione le manifestazioni patologiche di Michelangelo a partire dalle sue lettere e dai suoi scritti che mostrano un piano depressivo intenso e collegato all'abbandono di piu' di meta' delle sue opere rimaste cosi' incompiute. Suggerisco la lettura di questo lavoro scritto da uno psichiatra: https://www.valeriorosso.com/2017/08/14/michelangelo-psicologia-psicopatologia/




Freud e Michelangelo
interessante questo studio sullo scritto di Freud sul mose di michelangelo...
in particolare e' interessante questa osservazione dello scritto di Freud su Michelangelo: L'osservazione di Freud attraverso una spiegazione diacronica e con l'ausilio dei disegni di studio michelangioleschi lo indusse a credere che l'artista non voleva ritrarre Mosè un momento prima che la sua ira si trasformasse in violenza, come comunemente fino a quel momento era stato interpretato, ma con uno sforzo, quasi sovrumano, egli fermò la sua rabbia per salvare le tavole che stavano scivolando da sotto il braccio. Se si accoglie l'osservazione che tutta la forte muscolatura del Mosè non sia quella di colui che sta per scattare nella finalità di aggredire, ma di colui che, bruscamente si frena, bloccando il corpo, ogni altra ipotesi resta priva di fondamento.
Alcune considerazioni sul rapporto di Michelangelo con l'accumulo di denaro e la ricerca di protezione
come mi ha fatto notare una persona di psicologia durante la mostra sarebbe da indagare il rapporto di michelangelo con il suo bisogno di protezione che appare sin da quando ragazzo con la ricerca della figura di lorenzo dei medici, e di tutti i personaggi che a seguito Michelangelo ha ricercato nella sua vita per essere protetto e valorizzato, con la sua provenienza umile, di famiglia povera, e con un padre bisognoso e malato. Michelangelo accumulera grandi somme di denaro senza spendere alcunche' per lui come se ricercasse nel denare e nel suo accumulo una sicurezza e una protezione di cui aveva bisogno. Difficile anche il rapporto con il lato depressivo che contraddistingueva la sua personalita che si doveva confrontare con un senso della ricerca di perfezione che era per lui sfinente e fonte di infelicita' e causa di piu di meta delle sue opere incompiute. Questo suo doversi dimostrare sopra tutti e tutto internamente lo confrontava con una sfida con se stesso sfinente e impari, con cui non era facile per lui convivere.
Alcune considerazioni sul Giudizio Universale di Michelangelo

questa e' la riproduzione del giudizio alla mostra il Divino artista a Genova.


La raffigurazione di San Bartolomeo si trova nella parte centrale dell'affresco. Osservando bene il volto del santo, alcuni studiosi hanno voluto identificarvici il poeta Pietro Aretino, celeberrimo autore dei Sonetti Lussuriosi. Nella pelle scuoiata che Bartolomeo lascia penzolare dalla mano sinistra si scorgono i lineamenti angosciati di Michelangelo. Il perchè Buonarroti si sia voluto raffigurare in questa drammatica maniera lascia presupporre a un suo sfinimento al termine dell'impresa pittorica anche se non è da escludere un richiamo al mondo oscuro della Controriforma che si celava dietro la sfavillante egida del papato.
https://allontanarsidallalineagialla.blogspot.com/2017/07/michelangelo-cinque-particolari.html qui trovate altri dettagli ben spiegati sul giudizio universale.
Aneddoto sul rifiuto di Michelangelo al papa di aggiungere oro alla cappella sistina:
Una lettera speciale di Michelangelo al Padre
https://michelangelobuonarrotietornato.com/2014/12/13/lettera-al-mi-babbo-direttamente-dal-1506/ nella mostra erano presenti alcune lettere, volevo inserirne qui una che potesse raccontarci il rapporto con il padre e la sua dimensione psicologica trovate la poesia di seguito:
Lettera al mi’ babbo… direttamente dal 1506
Roma 31 Gennaio del 1506
Padre reverendissimo,
i’ ò inteso per una vostra chome lo spedalingo non è mai tornato di fuora, per la qual cosa non avete potuto venire alla conchluxione del podere chome desideravi; io n’ò avuta passione anch’io, perché stimavo voi l’avessi oramai tolto.
Dubito che llo spedalingo non sia andato fuora a arte, per non s’avere a spodestare di quella entrata e per tenere e’ danari e el podere. Avisatemi, perché, se così fussi, gli caver[e]i e’ mia danari di mano e cterre’gli altrove.De’ chasi mia di qua io ne farei bene, se e’ mia marmi venissino; ma in questa parte mi pare avere grandissima disgratia, che mai, poi che io ci sono, sia stato dua dì di buon tempo.
S’abacté a venirne più giorni fa una barcha che ebe grandissima ventura a non chapitar male, perché era contratempo; e poi che io gli ebbi scarichi, subito venne el fiume grosso e ricopersegli i’ modo che anchora non ò potuto cominciare a far niente; o pure do parole al Papa e ctengolo im bu[o]na speranza, perché e’ non si crucci meco, sperando che ‘1 tempo s’achonci ch’io cominci presto a llavorare, che Dio il voglia.
Pregovi che voi pigliate tucti quegli disegni, cioè tucte quelle carte che io messi in quel sacho che io vi dissi, e che voi ne facciate un fardellecto e mandatemelo per uno vecturale. Ma vedete d’achonciarlo bene per amor dell’aqua, e abiate cura, quando l’achonciate, che e’ no’ ne vadi male una minima carta, e rrachomandatela al vecturale, perché v’è cierte cose che importano assai; e scrivetemi per chi voi me le mandate, e quello che io gli ò a dare.
Di Michele, io gli scrissi che mectessi quella cassa in luogo sicuro, al coperto, e poi subito venissi qua a rRoma, e che non manchassi per chosa nessuna. Non so quello s’arà facto.
Vi prego che vo’ gniene ramentiate, e ancora prego voi che voi duriate un poco di faticha in queste dua cose, cioè in fare riporre quella cassa al coperto, in luogo sicuro; l’altra è quella Nostra Donna di marmo similmente vorrei la faciessi portare chostì in casa e non la lasiassi vedere a persona.
Io non vi mando e’ danari per queste dua cose, perché stimo che sia pichola cosa; e voi, se gli dovessi achactare, fate di farlo, perché presto, se e’ mia marmi giungono, vi manderò danari per questo e per voi.
Io vi scrissi che voi domandassi Bonifatio a chi e’ faceva pagare a llucha quegli cinquanta ducati che io mando a Charrara a Macteo di Chucherello, e che voi iscrivessi el nome di cholui che gli à a pagare in sulla lectera che io vi mandai aperta, e che voi la mandassi a Charrara al decto Macteo, acciò che e’ sapessi a chi egli aveva a andare in Lucha pe’ e’ decti danari.
Chredo l’arete facto; prego lo scriviate ancora a me a chi Bonifatio gli fa pagare in Lucha, acciò che io sappia el nome e possa scrivere a mMacteo a Charrara a chi egli à a ‘ndare in Lucha pe’ e’ decti danari. No[n] altro.
Non mi mandate altro che quello che io vi scrivo, e e’ panni mia elle camicie li dono a voi e a Giovan Simone. Pregate Dio che le mie cose vadino bene, e vedete di spendere a ogni modo per insino in mille de’ mia ducati in terre, come siano rimasti.
A dì trentuno di giennaio mille cinque ciento sei.
Vostro Michelagniolo in Roma.
Lodovicho, io vi prego che voi mandiate questa lectera che è fra queste che io vi mando, che va a Piero d’Argiento, e prego che voi facciate che e’ ll’abbi.
Chredo che per la via degl’Ingiesuati l’andrebbe bene, perché spesso vi suole andare di que’ frati. Io ve la rachomando. Al Lodovicho di Lionardo di Buonarrota Simoni in Firenze. Data nella Dogana di Fiorenza.
Come costituiva michelangelo quella immagine interna di perfezione che cercava di riprodurre nelle sue opere artistiche?

"nulla somiglia maggiormente alla fonte celeste da cui proveniamo quanto le bellezze che si offrono agli occhi delle persone ricettive"
Michelangelo
Con questa semplice frase di Michelangelo che forse contribuisce a descrivere da quale fonte interna traeva l'immagine perfetta che doveva ricavare dalla sua opera d'arte... rappresentata nella scultura O nel dipinto... vi auguro buonanotte e per coloro che hanno partecipato alla mostra l'augurio è di mantenere rispetto all'arte quella ricettività a cui Michelangelo s'appella ... e che con il dono delle sue opere artistiche ... ci ha trasmesso permettendoci di cogliere cosa ha significato per lui farci partecipi del suo divino sguardo... per percepirne l'infinita perfezione come visibile eternita'... materializzata in un'opera d'arte senza tempo...
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