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Il primo autoritratto di Michelangelo Buonarroti non ufficialmente riconosciuto

Aggiornamento: 6 apr 2024


Il primo autoritratto di Michelangelo è il San Paolo grifagno, dalla lunga barba riccioluta, scolpito nel 1501 per l' Altare Piccolomini nel Duomo di Siena e nel quale si annunciano i tratti somatici di tante opere successive. La lettura e il commento delle Epistole di Paolo furono sempre una grande passione di Michelangelo, che nel coerente rapporto dell' apostolo fra la fede e le azioni sentiva rispecchiato il proprio tormentato equilibrio fra l' ispirazione cristiana e il lavoro dell' artista.( [3]

Pietro Lanzara, Fra i marmi e le carte d' archivio alla ricerca del vero Michelangelo, Corriere della sera 23/05/2011 | www.stmoderna.it).


Quale rapporto aveva Michelangelo con la sua immagine?


https://www.artfiller.it/artisti/michelangelo/le-fattezze-di-michelangelo/ qui viene detto quale era il rapporto tormentato che Michelangelo aveva con la sua immagine.. vengono descritto i suoi autoritratti e i ritratti che gli sono stati fatti.. manca però la rappresentazione del suo autoritratto del Duomo di Siena.. mi chiedo il perché..

dovete sapere che nel Duomo di Siena: https://maps.app.goo.gl/D5e3YVkvYENY9UVR6

All'interno ci sono delle statue bellissime di Michelangelo.. si tratta dell'altare piccolomini https://it.wikipedia.org/wiki/Altare_Piccolomini tra queste statue potrete apprezzare il suo autoritratto.. Vi riporto di seguito la foto ma è assolutamente da vedere...

Entrate e date un'occhiata alle recensioni del Duomo di Siena.. scoprirete delle meraviglie.. tra cui un pavimento unico al mondo..


Questo articolo è derivato dal sito

http://casavacanze.poderesantapia.com/arte/michelangelo/altarepiccolomini1sanpaolo.htm dove trovate nel dettaglio l'autoritratto di Michelangelo.. (sotto le mentite spoglie di San Paolo)... Forse è per questa ragione che non è riconosciuto ufficialmente come autoritratto di Michelangelo.. perché si tratta di Michelangelo ma rappresentato come San Paolo.. nella statua nel Duomo di Siena..


La ricerca di Michelangelo e la Divina perfezione


Abbiamo scoperto sopra perché il primo autoritratto di Michelangelo nel Duomo di Siena non è ufficialmente riconosciuto.. come suo autoritratto... Abbiamo recuperato e riportato anche qualche spunto del rapporto tormentato che Michelangelo aveva con la sua stessa immagine.. potremmo chiederci psicologicamente se questo rapporto tormentato aveva a che fare con la sua ricerca/ossessione artistica.. del poter dare una rappresentazione visibile alla divina perfezione..

Considerando che La perfezione Divina non è rappresentabile dall'uomo perché l'uomo è imperfetto. Possiamo vedere nella tensione di Michelangelo che la sua

ricerca particolare lo porterà a lasciare incompiute (secondo la sua considerazione ma non quella di altri) la maggior parte delle sue opere, perché questa tensione verso l'assoluto tende a provare fortemente la personalità e la persona di Michelangelo.. a mio parere contribuisce al fatto che Michelangelo con le sue opere abbia segnato una svolta artistica anche per gli artisti del suo tempo e per coloro che l'hanno seguito... Perché questa missione impossibile.. Michelangelo la convertirà in una capacità produttiva e creativa straordinaria sia nell'ambito della scultura che in quello pittorico.

Il tormento di Leonardo per l'eterna perfezione che potremmo vedere come il sintomo di Michelangelo con il suo percorso artistico situerà un passaggio importantissimo. Questa sofferenza verrà trasformata in un amore. Con la sua produzione artistica Michelangelo passerà da una sofferenza individuale a creare una possibilità d'amore collettivo.. Michelangelo ci ha lasciato l'amore per l'eterna bellezza.. attraverso il tempo.. il suo amore ci raggiunge.. con l'ispirazione che possiamo continuare a trarre delle sue opere..



Perché queste considerazioni su Michelangelo sono attuali dal punto di vista psicologico?


In queste piccole considerazioni su Leonardo possiamo ritrovare una questione attuale che riguarda tutti noi.. perché il sintomo è la sfida più grande di ogni soggetto.. perché il sintomo è ciò che non ci fa riconoscere.. Il punto è che non riguarda solo una questione di sofferenza ma è una questione d'amore.. vediamo perché:


cosa non ci fa riconoscere nella nostra immagine?


Bene questa piccola domanda crea una dimensione psicologica importantissima.. che potremmo situare tra due estremi patologia-normalita. Nella patologia dei disturbi alimentari ad es. abbiamo questa difficoltà nel non riconoscersi con la dismomorfia.. potremmo vederla nella difficoltà sintomatica di riconoscerci nel nostro corpo (quanti sintomi toccano il nostro corpo dalla psicosomatica ai disturbi alimentari)... mentre invece nella normalità abbiamo la difficoltà ad accettare il cambiamento della nostra immagine con l'evolversi dell'età (potremmo vederlo con la considerazione che per ogni soggetto il tempo fa sintomo ovvero il tempo viene sempre scandito da qualcosa che non è soggettivabile ovvero non è speculare a noi)..

Michelangelo voleva tendere verso ciò che è eterno... Pensate la portata del sintomo di Michelangelo.. se c'è qualcosa che è propriamente Non speculare all'uomo è l'eternità... L'impresa enorme che ha compiuto l'artista ... In un mondo dove tutto cambia.. con il suo tendere verso il divino Michelangelo aveva in mente qualcosa che non è proprio della natura umana .. tendeva a rappresentare l'eterna bellezza.. sino toccare la divina perfezione.. uno sforzo che non ha fatto desistere Michelangelo dalla sua impresa.. artistica.. arrivando a produrre tantissime opere che ci ha lasciato a testimonianza di questa eterna bellezza.


Potremmo chiederci ora se questa formazione dell'inconscio a cui siamo tutti soggetti che si chiama sintomo e che ci parla da parte del corpo e della mente che il non riuscire a riconoscerci ha un perché .. nelle persone comuni può assumere una valenza su un piano costruttivo? A mio parere questa dimensione può essere elaborata con un percorso psicologico.. con cui ogni persona si può misurare con i suoi sintomi.. che sono la dimensione in cui ci si rispecchia di meno nella vita... Per poter costruire venendo a contatto con la propria verità più profonda.. qualcosa di significativo e di unico per la sua vita.. Certo noi tutti Non siamo a livello di Michelangelo non siamo in grado di produrre opere d'arte per esprimere l'impossibile che abbiamo dentro.. ma possiamo misurarci con l'amore per noi stessi e per gli altri per dare a questo statuto impossibile del sintomo una dimensione costruttiva nella vita che vada al di là della semplice sofferenza del non riuscire a comprendersi.


Dottor Maurizio Silvestri.


Riporto di seguito un commento che mi ha molto colpito dato da Luigi Casati docente di filosofia


Caro Maurizio, i punti che mi hanno colpito sono:

l'impossibilità di rappresentare la perfezione e il confronto con l'eternità.

Perfezione e imperfezione sono collegate in ogni nostra attività, se scriviamo vogliamo migliorare il nostro testo, se dipingiamo vogliamo rappresentare sempre più correttamente quello che proviamo e viviamo e gli esempi potrebbero continuare.

La perfezione è un modello a tendere che esiste solo collegato alla imperfezione di quello che realizziamo. Una perfezione in sé credo sia una chimera, un concetto astratto inesistente, poiché per esistere deve essere rappresentata da una forma perfezionabile e la sua perfezionabilità è il richiamo alla perfezione, testimoniata dall'opera ma per definizione assente. Forse questa può essere una spiegazione per le opere non finite di Michelangelo, il loro essere da terminare richiama nel marmo la perfezione nel finito che l'incompiuto lascia trasparire.

Lo stesso vale per esistenza umana finita e l'eternità. Sono due durate temporali differenti ma relazionate poiché ho il senso della mia caducità non solo confrontandomi con la morte degli Altri ma anche con i diversi tempi di permanenza degli Altri e degli oggetti. Guardo la cattedrale di San Lorenzo e provo il senso di una continuità superiore a quella che potrò vivere.

Non posso immaginare cosa provasse un uomo singolare come Michelangelo ma azzardo che anche lui, a livelli molto superiori del mio, abbia provato sentimenti simili in essenza anche se diversi per intensità.

Un abbraccio e grazie per lo spunto di queste riflessioni.

Dott. Luigi Casati





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