Il film Past Lives (2023) e la relazione amorosa basata su un fantasma legato all'infanzia - visto dalla prospettiva psicoanalitica
- Maurizio Silvestri
- 9 ore fa
- Tempo di lettura: 12 min
Aggiornamento: 8 ore fa

Analizziamo Past Lives (2023) di Celine Song da una prospettiva psicoanalitica freudiano-lacaniana, focalizzandoci sul “fantasma” del ragazzo (Hae Sung) in rapporto al trauma originario della protagonista (Nora) legato alla perdita del primo amore a 12 anni. Il film si presta a un'elaborazione del desiderio e del lutto non solo personale ma strutturale, inscritto nella logica dell’Altro.
1. Il trauma e la scena originaria: il taglio dell'infanzia
Freud insegna che la scena traumatica non è mai “originaria” in sé, ma viene retroattivamente investita di senso. Nora, emigrando a 12 anni dalla Corea del Sud, subisce un taglio: l’emigrazione spezza non solo un contatto reale con Hae Sung, ma anche la continuità del suo tempo psichico. In questo senso, Hae Sung non è solo un ragazzo amato, ma incarna l'oggetto perduto (das Ding, per Lacan): il primo amore come oggetto di un desiderio non ancora contaminato dal linguaggio dell’Altro.
Il trauma non è tanto la perdita di Hae Sung, quanto la perdita di quel tempo originario non simbolizzabile: l'infanzia stessa. Nora diventa così il soggetto spinto dalla mancanza (manque-à-être), inseguendo nella vita adulta ciò che ha perduto nell'atto stesso di diventare soggetto.
2. Il fantasma come montaggio scenico del desiderio
Il “fantasma” (fantasme, in Lacan) è la scena immaginaria che struttura il desiderio del soggetto, e si presenta sotto forma di narrazione ripetitiva. Hae Sung, che ritorna ciclicamente nella vita di Nora – virtualmente a 24 anni, poi fisicamente a New York – non è tanto un “amore reale”, ma il supporto immaginario del suo fantasma inconscio: “chi sarei stata se non fossi partita?”.
La costante distanza tra loro, pur colma di tenerezza e nostalgia, è funzionale al mantenimento del fantasma. La realizzazione dell’unione – la fusione immaginaria – cancellerebbe la funzione strutturante di Hae Sung come oggetto a: non l’oggetto del desiderio, ma ciò che lo causa. Lacan lo direbbe chiaramente: il desiderio è il desiderio dell’Altro, e qui l’Altro è la Nora che sarebbe potuta essere.
3. Il nome-del-padre e la scelta coniugale
Freud associa l’amore coniugale alla sublimazione, alla scelta dell’oggetto in accordo con l’Ideale dell’Io. Nora sposa Arthur, uno scrittore americano, figura “solida” e comprensiva, simbolicamente molto più vicina all’ordine del Nome-del-Padre. Arthur è il garante simbolico, colui che la stabilizza nel mondo occidentale e nel linguaggio adulto.
Hae Sung invece è l’oggetto del desiderio, ma fuori dall’ordine simbolico in cui Nora si è costituita. Scegliere Hae Sung implicherebbe un ritorno impossibile a un’identità originaria mitizzata: ciò che non può essere detto ma solo immaginato.
4. L’in-yun come destino: tra reale e simbolico
Il concetto di in-yun (la connessione karmica tra le anime nelle vite precedenti) può essere letto lacanianamente come il tentativo di simbolizzare un reale impossibile. L’idea che due anime siano destinate, eppure non si congiungano, è precisamente la struttura del desiderio: si desidera ciò che non si può possedere, e nel desiderio si mantiene viva la mancanza.
Freud direbbe che il lutto non è mai pienamente compiuto: il fantasma persiste perché il desiderio non vuole essere soddisfatto, ma perpetuato. Nora piange alla fine non tanto per Hae Sung, ma per ciò che lei stessa è diventata perdendo quel primo amore.
Ottimo. Integrare la prospettiva di Hae Sung arricchisce profondamente la lettura psicoanalitica, perché ci consente di comprendere come il fantasma operi da entrambe le parti della relazione — ma con strutture differenti. Se per Nora il fantasma è legato alla perdita e al divenire soggetto, per Hae Sung esso ruota attorno all’impossibilità del possesso simbolico e all’identificazione con un ideale che lo esclude.
5. Il fantasma di Hae Sung: Nora come oggetto ideale e perduto
Per Hae Sung, Nora rappresenta non solo il primo amore ma l’oggetto idealizzato legato a un momento “puro” della sua esistenza: l’infanzia prima della scelta, prima della divisione soggettiva. In termini lacaniani, potremmo dire che Nora è per lui l’oggetto causa del desiderio (objet petit a) che resta perennemente al di fuori del suo campo simbolico. Lui resta in Corea, nel luogo dell’origine, del tempo congelato. Nora, invece, diventa altro, si iscrive in un ordine simbolico occidentale che Hae Sung non può pienamente comprendere né incarnare.
Come Freud sottolinea nel lutto e nella melanconia, l’oggetto perduto viene interiorizzato — ma in questo caso Hae Sung sembra incapace di elaborare veramente quella perdita: la ripropone nel tempo sotto forma di ripetizione, di ritorno ciclico. Ogni volta che torna nella vita di Nora, è per riattivare una scena che non può concludersi, perché il fantasma non vuole risolversi.
6. L’impossibilità dell’amore come ripetizione del trauma
Il trauma per Hae Sung non è solo nella perdita, ma nell’impossibilità di essere scelto. Lacan ci insegna che l’essere amato è una posizione problematica: implica entrare nel campo dell’Altro, accettare la castrazione, la divisione. Hae Sung non riesce a simbolizzare la scelta di Nora come autonoma, ma la vive come perdita di un destino possibile.
Nel suo sguardo, vediamo la dimensione della ripetizione compulsiva: il desiderio di rimettere in scena l’amore dell’infanzia nonostante l’evidenza del presente. Il suo fantasma lo tiene legato a un’identità passata, come se potesse “riprendersi” qualcosa che in realtà non ha mai posseduto — perché, come insegna Lacan, il soggetto non possiede mai l’oggetto del desiderio, ne è causato.
7. L’Altro inaccessibile e la mascolinità ferita
Per Hae Sung, Nora è l’Altro che ha preso una strada diversa, che parla un’altra lingua. Questo produce una ferita narcisistica profonda: non essere stato sufficiente per essere scelto. Ma più ancora: non essere entrato nel mondo dell’Altro. Lacan direbbe che il suo desiderio si confronta con un Altro barrato (A barré), un’alterità che gli sfugge strutturalmente.
In questo senso, il suo dolore non è solo amoroso, ma anche identitario. Nora è diventata altro rispetto a ciò che lui può simbolizzare. Quindi il suo fantasma non è solo erotico, ma anche esistenziale: cosa sarei stato se fossi andato via anch’io?, se fossi stato io a New York con lei?
8. La scena finale: la sublimazione impossibile
Quando Hae Sung e Nora si separano nella scena finale, si realizza per lui la verità del desiderio: Nora è perduta non per colpa del tempo, ma perché non gli è mai appartenuta. È il momento più lacaniano del film: la castrazione simbolica è finalmente accettata, ma non elaborata del tutto. Per questo lui piange in silenzio, senza parole: perché ciò che ha perduto non ha nome, è il tempo, l’innocenza, la possibilità.
Freud parlerebbe qui di un lutto non riuscito: il soggetto non riesce a disinvestire l’oggetto perché l’oggetto è diventato parte della sua stessa identità.
Conclusione allargata: due fantasmi che non si toccano
Nora e Hae Sung si muovono su due assi temporali differenti, ma entrambi sono dominati da fantasmi:
Nora insegue la Nora-bambina che ha lasciato Hae Sung e con lui la possibilità di un’identità diversa.
Hae Sung insegue la Nora-ideale che ha perso e che ora non riesce a reintegrare nel proprio mondo simbolico.
Entrambi sono prigionieri di un fantasma dell'altro che impedisce l’incontro reale. Lacan direbbe che l’amore è: dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole. Hae Sung non ha più Nora, ma le dà la sua assenza come dono. Nora non può più volere Hae Sung, ma lo accompagna fino al suo taxi, con tenerezza, sapendo che l’amore che li unisce è reale solo nella mancanza.
Ottimo. Integrare la prospettiva di Hae Sung arricchisce profondamente la lettura psicoanalitica, perché ci consente di comprendere come il fantasma operi da entrambe le parti della relazione — ma con strutture differenti. Se per Nora il fantasma è legato alla perdita e al divenire soggetto, per Hae Sung esso ruota attorno all’impossibilità del possesso simbolico e all’identificazione con un ideale che lo esclude.
5. Il fantasma di Hae Sung: Nora come oggetto ideale e perduto
Per Hae Sung, Nora rappresenta non solo il primo amore ma l’oggetto idealizzato legato a un momento “puro” della sua esistenza: l’infanzia prima della scelta, prima della divisione soggettiva. In termini lacaniani, potremmo dire che Nora è per lui l’oggetto causa del desiderio (objet petit a) che resta perennemente al di fuori del suo campo simbolico. Lui resta in Corea, nel luogo dell’origine, del tempo congelato. Nora, invece, diventa altro, si iscrive in un ordine simbolico occidentale che Hae Sung non può pienamente comprendere né incarnare.
Come Freud sottolinea nel lutto e nella melanconia, l’oggetto perduto viene interiorizzato — ma in questo caso Hae Sung sembra incapace di elaborare veramente quella perdita: la ripropone nel tempo sotto forma di ripetizione, di ritorno ciclico. Ogni volta che torna nella vita di Nora, è per riattivare una scena che non può concludersi, perché il fantasma non vuole risolversi.
6. L’impossibilità dell’amore come ripetizione del trauma
Il trauma per Hae Sung non è solo nella perdita, ma nell’impossibilità di essere scelto. Lacan ci insegna che l’essere amato è una posizione problematica: implica entrare nel campo dell’Altro, accettare la castrazione, la divisione. Hae Sung non riesce a simbolizzare la scelta di Nora come autonoma, ma la vive come perdita di un destino possibile.
Nel suo sguardo, vediamo la dimensione della ripetizione compulsiva: il desiderio di rimettere in scena l’amore dell’infanzia nonostante l’evidenza del presente. Il suo fantasma lo tiene legato a un’identità passata, come se potesse “riprendersi” qualcosa che in realtà non ha mai posseduto — perché, come insegna Lacan, il soggetto non possiede mai l’oggetto del desiderio, ne è causato.
7. L’Altro inaccessibile e la mascolinità ferita
Per Hae Sung, Nora è l’Altro che ha preso una strada diversa, che parla un’altra lingua. Questo produce una ferita narcisistica profonda: non essere stato sufficiente per essere scelto. Ma più ancora: non essere entrato nel mondo dell’Altro. Lacan direbbe che il suo desiderio si confronta con un Altro barrato (A barré), un’alterità che gli sfugge strutturalmente.
In questo senso, il suo dolore non è solo amoroso, ma anche identitario. Nora è diventata altro rispetto a ciò che lui può simbolizzare. Quindi il suo fantasma non è solo erotico, ma anche esistenziale: cosa sarei stato se fossi andato via anch’io?, se fossi stato io a New York con lei?
8. La scena finale: la sublimazione impossibile
Quando Hae Sung e Nora si separano nella scena finale, si realizza per lui la verità del desiderio: Nora è perduta non per colpa del tempo, ma perché non gli è mai appartenuta. È il momento più lacaniano del film: la castrazione simbolica è finalmente accettata, ma non elaborata del tutto. Per questo lui piange in silenzio, senza parole: perché ciò che ha perduto non ha nome, è il tempo, l’innocenza, la possibilità.
Freud parlerebbe qui di un lutto non riuscito: il soggetto non riesce a disinvestire l’oggetto perché l’oggetto è diventato parte della sua stessa identità.
La relazione impossibile: i due fantasmi che non si toccano
Nora e Hae Sung si muovono su due assi temporali differenti, ma entrambi sono dominati da fantasmi:
Nora insegue la Nora-bambina che ha lasciato Hae Sung e con lui la possibilità di un’identità diversa.
Hae Sung insegue la Nora-ideale che ha perso e che ora non riesce a reintegrare nel proprio mondo simbolico.
Entrambi sono prigionieri di un fantasma dell'altro che impedisce l’incontro reale. Lacan direbbe che l’amore è: dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole. Hae Sung non ha più Nora, ma le dà la sua assenza come dono. Nora non può più volere Hae Sung, ma lo accompagna fino al suo taxi, con tenerezza, sapendo che l’amore che li unisce è reale solo nella mancanza.
Vi disegno di seguito un diagramma visivo dei due fantasmi (di Nora e di Hae Sung) e della loro relazione, con elementi chiave freudiani e lacaniani.
Parte di Hae Sung (a destra):
Hae Sungfantasma: la donna improvvisamente irraggiungibile→ "Chi sarei diventato se non fosse partita?"
Oggetto idealeamore perduto, Altro ormai inaccessibile→ Ripetizione: ritorno costante dell’assenza
Parte del desiderio di Nora (a sinistra):
Oggetto afantasma: il ragazzo e il tempo perduti→ Desiderio: “ciò che non ha mai avuto luogo”

Come si collegano il trauma condiviso e la formazione dei due fantasmi opposti che creano l'amore impossibile in past Life.
In Past Lives, il legame tra Nora e Hae Sung è la rappresentazione di un trauma condiviso, ma vissuto da due prospettive opposte e speculari: il trauma della perdita del primo amore, che in realtà è perdita di una parte di sé, proiettata nell’altro. Entrambi i personaggi si muovono dentro un fantasma amoroso, ma ciascuno lo abita da un polo diverso del desiderio.
1. Il trauma comune: la perdita del Sé attraverso l’Altro
Il primo amore non è solo un’esperienza affettiva. È, per entrambi, l’ultimo momento di continuità identitaria prima della scissione:
Nora emigra, cambia lingua, cultura, nome.
Hae Sung resta, ma si cristallizza nel passato.
Nel linguaggio lacaniano, entrambi perdono una parte del proprio corpo simbolico nel momento in cui si perdono reciprocamente: non è l’Altro ad essere perduto, ma il Sé nell’Altro.
2. Nora: perdita del passato e del possibile Sé
Nora vive il trauma come perdita del tempo e della possibilità: Hae Sung è il simbolo della vita che avrebbe potuto avere, dell’identità che ha lasciato indietro.Il suo fantasma è retrospettivo, legato a ciò che avrebbe potuto essere ma non è mai stato: un amore che non ha avuto luogo.
“Desidero ciò che non è mai successo, ma che continuo a immaginare come se potesse accadere.”
Il trauma si manifesta come nostalgia per una sé stessa che non è diventata: Hae Sung è il custode fantasmatico di quella possibilità.
3. Hae Sung: perdita del futuro e dell’oggetto ideale
Hae Sung vive il trauma come perdita dell’oggetto amato, ma anche della proiezione del suo futuro.Nora rappresenta il Sé che non ha potuto realizzare: andare via, diventare altro, essere scelto.Il suo fantasma è proiettivo, rivolto al futuro che non sarà mai.
“Chi sarei diventato se lei non fosse partita?”
Il trauma è più narcisistico: non essere stato abbastanza per farsi amare e seguire. L’amore perduto diventa l’ideale perduto.
4. Il legame impossibile: due fantasmi che non si toccano
Il punto cruciale è che il loro amore non può realizzarsi, non perché non si amino, ma perché non amano lo stesso oggetto:
Nora ama il ragazzo che non c’è più, il passato che non può tornare.
Hae Sung ama la donna che non è più, quella che se n’è andata e si è trasformata.
Entrambi desiderano un’immagine dell’altro che è fantasma, non presenza reale. E questo è il legame impossibile: si amano attraverso la mancanza, non nel reale.
5. Sintesi: il trauma condiviso nella forma del fantasma
Il trauma del primo amore è la ferita originaria che fonda il desiderio:
Per Nora è il luogo della perdita fondante (come nell’esperienza del trauma precoce).
Per Hae Sung è l’oggetto mancante che struttura la sua ripetizione.
Entrambi non vogliono l’altro reale, vogliono mantenere vivo il proprio fantasma: è la loro forma di fedeltà al trauma.
Lacan direbbe: si amano nella misura in cui non possono mai davvero toccarsi — perché l’amore vero sarebbe lutto del fantasma.
In Past Lives, il legame tra Nora e Hae Sung è la rappresentazione di un trauma condiviso, ma vissuto da due prospettive opposte e speculari: il trauma della perdita del primo amore, che in realtà è perdita di una parte di sé, proiettata nell’altro. Entrambi i personaggi si muovono dentro un fantasma amoroso, ma ciascuno lo abita da un polo diverso del desiderio.
1. Il trauma comune: la perdita del Sé attraverso l’Altro
Il primo amore non è solo un’esperienza affettiva. È, per entrambi, l’ultimo momento di continuità identitaria prima della scissione:
Nora emigra, cambia lingua, cultura, nome.
Hae Sung resta, ma si cristallizza nel passato.
Nel linguaggio lacaniano, entrambi perdono una parte del proprio corpo simbolico nel momento in cui si perdono reciprocamente: non è l’Altro ad essere perduto, ma il Sé nell’Altro.
2. Nora: perdita del passato e del possibile Sé
Nora vive il trauma come perdita del tempo e della possibilità: Hae Sung è il simbolo della vita che avrebbe potuto avere, dell’identità che ha lasciato indietro.Il suo fantasma è retrospettivo, legato a ciò che avrebbe potuto essere ma non è mai stato: un amore che non ha avuto luogo.
“Desidero ciò che non è mai successo, ma che continuo a immaginare come se potesse accadere.”
Il trauma si manifesta come nostalgia per una sé stessa che non è diventata: Hae Sung è il custode fantasmatico di quella possibilità.
3. Hae Sung: perdita del futuro e dell’oggetto ideale
Hae Sung vive il trauma come perdita dell’oggetto amato, ma anche della proiezione del suo futuro.Nora rappresenta il Sé che non ha potuto realizzare: andare via, diventare altro, essere scelto.Il suo fantasma è proiettivo, rivolto al futuro che non sarà mai.
“Chi sarei diventato se lei non fosse partita?”
Il trauma è più narcisistico: non essere stato abbastanza per farsi amare e seguire. L’amore perduto diventa l’ideale perduto.
4. Il legame impossibile: due fantasmi che non si toccano
Il punto cruciale è che il loro amore non può realizzarsi, non perché non si amino, ma perché non amano lo stesso oggetto:
Nora ama il ragazzo che non c’è più, il passato che non può tornare.
Hae Sung ama la donna che non è più, quella che se n’è andata e si è trasformata.
Entrambi desiderano un’immagine dell’altro che è fantasma, non presenza reale. E questo è il legame impossibile: si amano attraverso la mancanza, non nel reale.
5. Sintesi: il trauma condiviso nella forma del fantasma
Il trauma del primo amore è la ferita originaria che fonda il desiderio:
Per Nora è il luogo della perdita fondante (come nell’esperienza del trauma precoce).
Per Hae Sung è l’oggetto mancante che struttura la sua ripetizione.
Entrambi non vogliono l’altro reale, vogliono mantenere vivo il proprio fantasma: è la loro forma di fedeltà al trauma.
Lacan direbbe: si amano nella misura in cui non possono mai davvero toccarsi — perché l’amore vero sarebbe lutto del fantasma.
l'amore come mancanza, non come possesso
Past Lives non è una storia d'amore, ma una storia del desiderio. Hae Sung è il supporto fantasmatico del trauma originario di Nora, una figura che non può essere integrata nella sua vita adulta se non a costo della disintegrazione della sua identità. Il loro amore è impossibile non per colpa del tempo o delle circostanze, ma perché funziona solo come impossibile.
Freud e Lacan ci insegnano che l’amore vero implica la castrazione: Nora accetta di non possedere ciò che ha perduto, e nel farlo riconosce il luogo del suo desiderio. Hae Sung se ne va, ma resta nel tempo psichico come ciò che non ha avuto luogo, e proprio per questo continuerà a strutturare il suo mondo interiore.
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